venerdì 30 dicembre 2016

Radio e



Oggi voglio raccontarvi come ho cominciato ad entrare nel mondo dei media.  Il suo nome è "Radio e". Ebbene si, ho cominciato ad addentrarmi nel fantastico mondo della comunicazione grazie alla radio della diocesi di Bergamo. Come varcai la soglia dell’edificio situato al numero di 2 di via Ermete Novelli (me lo ricordo come se fosse ieri), mi venne proposto di aggiornare la mailing list dell’emittente con tutti i contatti che potevano servire. Forse solo il primo giorno mi dedicai a quella mansione, almeno fino a quando il responsabile tecnico, Paolo, vedendo le mie unghie colorate percorrere i tasti della tastiera con eleganza e trasporto  non decise che da quel momento in poi sarei dovuta stare nella sala all’ingresso, al suo fianco, a occuparmi del notiziario. Così in men che non si dica imparai a scrivere testi reperendo informazioni fresche di giornata, a montare il notiziario e a registrarlo per la messa in onda: tutti i giorni da lunedì a venerdì per 3 volte al giorno la mia voce risuonava attraverso l’etere e il mio notiziario poteva essere udito in ogni radio o autoradio di Bergamo e provincia. Non male come scuola per la mia futura formazione. Quando entrai in sala di registrazione provai l’ebbrezza di indossare le cuffie come facevano i più noti dj delle radio nazionali. Leggevo, registravo, montavo, cancellavo le sbavature, riascoltavo, correggevo e salvavo il tutto per la messa in onda. Quelli si, sono stati mesi fantastici. Ricordo quella volta che uscita dalla sala di registrazione mi ritrovai con delle guardie armate all’ingresso. Era arrivato Magdi Cristiano Allam per essere intervistato ed essendo personaggio scomodo ai musulmani più integralisti che potevano leggere nella sua conversione al cristianesimo un atteggiamento offensivo per l’Islam, girava con la scorta. Quel giorno non ci furono attentati per mia fortuna. Paolo mi aveva avvisata di non aprire senza prima assicurarmi di chi ci fosse al citofono, prima che uno smidollato terrorista fingendosi il fattorino si catapultasse nella radio  facendo una carneficina. Devo dire che me la passai davvero bene in quel periodo. Ogni tanto passavano a trovarci Lilo e Stitch (io adoro ricordarli così), due amici di Paolo che ci offrivano da bere the e biscotti durante la pausa pomeridiana. Fu sempre quello il periodo della mia prima diretta radiofonica. Doveva venire uno  autore televisivo a presentare il suo primo libro: “Tutta colpa di una ciabatta” e fu lì che con l’aiuto di Giuliano, attore ed esperto radiofonico feci l’intervista in diretta. Fortunatamente non dovevo destreggiarmi con la regia, in quanto ad occuparsene era Giuliano. Per una alle prime armi come me non sarebbe stata cosa facile. Diciamo che me la cavai e che come esperienza la porto sempre nel mio cuore. Otto mesi passai in quella radio e volete sapere come andò a finire? Che la radio chiuse a causa delle ingenti spese e io dovetti cercare fortuna altrove. Che volete che vi dica? Chi vuol esser lieto sia, di doman non v’è certezza e così mi dedicai alla scrittura, ma questa è un’altra storia.

giovedì 29 dicembre 2016

La storia di Sirio

Lui si chiama Sirio, ha 2 anni, il pelo soffice, bianco, con coda e orecchie tigrate. Sì beh, forse l'avete già capito, si tratta di un gatto, il mio gatto. Il giorno in cui l'ho adottato sono andata fino a Villongo da una signora che si occupava di gatti recuperati dalla strada da dare in adozione. Aveva 8 mesi, era un po' impaurito ma si faceva prendere in braccio senza troppi problemi. Ciò di cui aveva bisogno dopo aver passato la sua vita in  strada alla ricerca disperata di cibo erano ora affetto e protezione e non ci pensai due volte a prenderlo con me.
Come lo vidi me ne innamorai subito e dopo aver compilato un modulo per l'adozione lo portai a casa in macchina dentro a un trasportino e così tra un miagolio e l'altro giungemmo a destinazione. Devo dire che Sirio non ci ha messo molto ad ambientarsi nella sua nuova abitazione e ora è diventato un tornado: salta, tende gli agguati, osserva gli uccellini in giardino e si, le sue prede preferite sono... le caramelle della credenza che caccia come se fossero prede e che trasporta in ogni angolo della casa. Che dire? Una vera vita da gatto....Miao!!


La vie en rose…

E' caratteristico dei popoli russi, armeni, turchi, afgani ed è stato adottato anche da alcuni eserciti europei tra i quali quello francese. Nonostante ciò resta quasi esclusivamente associato alla divisa dei soldati sovietici dell'Armata Rossa e al popolo russo e viene considerato alla stregua di un simbolo nazionale russo. Di che cosa stiamo parlando? Dell' usanka, più comunemente chiamato colbacco, un copricapo prevalentemente militare ma usato anche dai civili, con rivetsimento in pelliccia a forma di tronco di cilindro o di cono. Come potete notare io ho deciso di adottarne una versione come dire, più pink e trandy da abbinare  auna pochette pelosa dello stesso colore.